Le poche anatre rimaste nei dintorni della Darsena si sono dovute accontentare di uno striminzito specchio d’acqua. L’asciutta straordinaria per consentire di mettere in sicurezza le sponde dei Navigli e i lavori di rifacimento del porto di Milano in vista di Expo 2015 non ammettono deroghe.
Le ruspe lavorano giorno e notte nel disperato tentativo di offrire al mondo l’immagine di una Darsena rimessa a nuovo l’1 maggio 2015, data dell’inaugurazione ufficiale di Expo. Peccato che i lavori abbiano come scadenza dicembre 2014 e che a pochi giorni dalla fine dell’anno la Darsena sia un vero cantiere a cielo aperto.
Il cantiere della Darsena a dicembre 2014
Spazio abbandonato. E pensare che solo qualche anno fa, nel 2011 precisamente, la Darsena era diventata una piccola oasi verde nel centro di Milano. Una piccola riserva di biodiversità in cui la natura aveva riempito il vuoto lasciato dall’uomo. Al tramonto, tra gli arbusti e i pioppi nati spontaneamente in mezzo all’acqua bassa, si potevano osservare aironi cinerini, aironi bianchi e garzette oltre alle solite anatre e gallinelle. Nemmeno le macchine che scorrevano lungo viale D’Annunzio disturbavano il loro pasto serale.
Naturalmente lo stato di abbandono in cui versava il porto di Milano si notava: sporcizia ovunque e acqua stagnate intorno alle vecchie mura spagnole non erano certo un belvedere.
L’oasi verde nata spontaneamente nella Darsena
Dovevano esserci i parcheggi. Tutto nacque dal progetto di costruire dei parcheggi nella Darsena. Folle tentativo di porre rimedio al problema dei parcheggi intorno alla zona dei Navigli utilizzando quello che veniva visto solo come un immenso spazio inutilizzato. Con la loro protesta durata anni, i comitati dei cittadini fecero saltare i 700 parcheggi a rotazione e i 300 box per residenti che la giunta Moratti aveva deliberato.
Trovata una conca. A rallentare i lavori in Darsena si misero poi anche i reperti archeologici che, guarda caso, spuntarono dal nulla e fecero fermare le ruspe. Nessuno infatti aveva calcolato che scavando vicino al margine più occidentale, vicino a piazzale Cantore, potesse venire alla luce la pavimentazione della conca di Viarenna, un’opera di ingegneria idraulica risalente al periodo in cui fu costruito il porto di Milano. Persino Leonardo la studiò durante il suo soggiorno in città presso la corte di Ludovico il Moro.
Ricoperta sperando nel futuro. E dov’è questo manufatto medievale unico al mondo, direte voi? Semplice… è rimasto dove è stato ritrovato perché non siamo ancora capaci di recuperarlo. Quindi è stato ricoperto di nuovo nella speranza che i nostri discendenti trovino un modo per renderlo visibile a tutti.
Le ruspe di Expo. Il dibattito tra fare o non fare i parcheggi durò così tanto che la natura prese il sopravvento e fece crescere tra i cumuli di terra accatastati nel mezzo del bacino svuotato piante, cespugli e persino alberi. L’acqua piovana poi diede alla Darsena quel tocco di acquitrino palustre che nessuno aveva nemmeno osato immaginare in centro a Milano.
Poi è arrivato Expo e con lui le ruspe che hanno raso al suolo tutto. Ufficialmente per riconsegnare alla città una Darsena ancora più bella e vivibile. Non ci resta che aspettare… poco per fortuna!
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