Quante volte siete passati da via Molino delle Armi senza chiedervi il perché del suo nome? Per quanto intuitivo possa sembrare, il tratto di cerchia interna dei Navigli tra via Santa Sofia e De Amicis nasconde dei segreti che un vero milanese non può ignorare!
Innazitutto partiamo dal toponimo. Il nome via Molino delle Armi venne assegnato ufficialmente durante la seduta del Consiglio Comunale del 13 settembre 1865 perché esisteva un antico mulino che serviva ad arrotare le armi di cui Milano era la capitale per eccellenza in Europa. Se volete togliervi lo sfizio di vedere alcune bellissime armature che si forgiavano sotto la Madunina nel Rinascimento basta che andiate al Museo Poldi Pezzoli o l’armeria del Castello sforzesco.
Il fossato interno. Lungo la cerchia interna, quella che una volta era la vera e propria linea di demarcazione tra la città fortificata e la campagna, c’erano armaioli che si servivano dell’acqua per forgiare le loro spade o coltelli. E anche se esisteva più di un mulino lungo la via, solo di un gruppo riusciamo a ricostruire l’esatta posizione.
Gli ultimi mulini di via Molino delle Armi
L’unica testimonianza che abbiamo dei mulini che furono è la fotografia, databile all’inizio del XX secolo, che ritrae ben tre ruote idrauliche. Questi tre mulini si trovavano sullo scaricatore che dalla fossa interna del Naviglio portavano l’acqua alla Vettabbia sfruttandone il salto di quota di circa due metri.
L’apparenza inganna. Ricostruire l’esatta angolazione da cui è stata presa la foto però non è così facile. La prospettiva infatti può ingannare: quello che si vede è l’incrocio di via Santa Croce con via Molino delle Armi visto… da Santa Croce. Oggi non rimane più traccia degli edifici che si scorgono a sinistra della fotografia perché sono stati distrutti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L’unico riconoscibile, con un grande sforzo, è quello sulla destra. La fabbrica infatti è stata trasformata in abitazioni: dopo aver coperto il canale le grandi finestre sopra i mulini sono diventate le vetrine dei negozi, sono stati aggiunti i balconi, ma la copertura d’angolo del terzo ordine di finestre è la stessa.
Il vicino ponte delle Pioppette
All’altezza dell’incrocio tra via Santa Croce e via Molino delle Armi esisteva anche un bel ponte di ferro battuto che scavalcava la cerchia interna di Milano. Si chiamava ponte delle Pioppette e collegava quella che ora è via Wittgens con Santa Croce. Purtroppo a differenza del ponte delle Sirenette salvato e trasportato al Parco Sempione, quello delle Pioppette sparì senza tanto clamore quando fu coperta la cerchia interna.
A ricordarci la sua esistenza sono rimaste le antiche mappe di Milano e una foto dei lavori in cui fu smantellato. Guardandola bene si riconosce l’insegna della Salumeria Sangiovanni, la stessa che spunta tra la cancellata dei mulini.
Perché Santa Maria della Vittoria
Oggi dei mulini e della cerchia interna rimane solo un vago ricordo sotto la corsia preferenziale di bus e taxi. Ma se volete stupire qualcuno dimostrando di essere un vero milanese o, se non lo siete, volete mettere in difficoltà chi si vanta di esserlo chiedetegli il perché del nome Santa Maria della Vittoria.
La chiesa ortodossa che si trova tra corso di Porta Ticinese e via Vittoria, l’odierna via De Amicis, fu chiamata così in onore della vittoria di Azzone Visconti, signore di Milano, contro l’attacco dell’imperatore Lodovico il Bavaro nel 1329 che voleva impadronirsi proprio dei mulini della città!
Giorgio Gambetti dice
Belle le foto della vecchia Milano e interessanti i commenti. Noi milanesi puro sangue siamo rimasti cosi’ in pochi che ci potrebbero riunire in una piccola riserva come gli yankees con gli indiani.
Gianluca Brescia dice
La foto dei mulini è molto bella. Chissà che fine avranno fatto.