A pochi metri dalla Darsena di Milano, incamminandosi lungo corso di Porta Ticinese, si passa davanti alla chiesa di Sant’Eustorgio. Se non ci siete mai stati, la giornata del 6 gennaio è un’ottima occasione per visitarla: non solo perché si tratta di una delle più belle chiese romaniche di Milano, ma perché la stella a otto punte posta alla sommità del campanile vi porterà davanti al sarcofago che custodiva i corpi dei Re Magi.
Come arrivarono a Milano. Nessuna sa con precisione quanti fossero e dove morirono: alcune leggende dicono in Persia, altre a Gerusalemme dopo che fu crocifisso Gesù, altre ancora sul monte Sabalan nell’odierno Azerbaijan dove avevano consacrarono una cappella dedicata a Gesù e lì si sarebbero rincontrati tutti gli anni. L’unica cosa certa è che a ritrovarne le spoglie fu sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, che le portò a Costantinopoli.
All’inizio del IV secolo Eustorgio si recò proprio a Costantinopoli per ricevere la conferma della sua nomina come vescovo di Milano ebbe in dono dall’imperatore le preziosissime reliquie. Così i corpi dei Magi furono racchiusi in un enorme sargofago e portati alla volta di Milano.
I corpi dei Re Magi in Sant’Eustorgio
Decisivi furono i buoi. A quei tempi non era così facile trasportare le merci, soprattutto quelle preziose come le reliquie dei Re Magi. I navigli non erano nemmeno lontanamente immaginati e quindi si decise di utilizzare dei buoi per trainare il sarcofago fino alla cattedrale di Santa Tecla. A un certo punto del tragitto però gli animali si impuntarono e non vollero più proseguire: Eustorgio capì che quello era il posto dove dovevano essere posti i corpi dei Magi e abbandonò l’idea di trasportarli fino alla cattedrale. In quel luogo oggi sorge proprio la chiesa di Sant’Eustorgio e all’interno un capitello ricorda ancora oggi l’episodio.
Il saccheggio del Barbarossa. I Re Magi riposarono in pace a sant’Eustorgio all’interno di un sarcofago di marmo fino a quando l’imperatore Federico I, detto il Barbarossa, non mise a ferro e fuoco la città di Milano nel 1162. Il Comune aveva osato ribellarsi al potere dell’imperatore e lo scontro fu inevitabile. Ad avere la peggio però fu Milano che venne saccheggiata senza pietà. I corpi dei Re Magi non fecero eccezione e furono mandati come bottino di guerra all’arcivescovo Rainoldo di Colonia.
I resti furono tolti dal sarcofago e trasferiti il 23 luglio 1164 nella cattedrale di Colonia dove sono tuttora conservati in un’urna dorata al centro del presbiterio.
Dopo il saccheggio la basilica di Sant’Eustorgio rimase senza le sue più preziose reliquie. Il grande sarcofago di marmo grezzo portato dal vescovo Eustorgio, con l’iscrizione Sepulcrum Trium Magorum e con una stella cometa, rimase vuoto per secoli. Solo nel 1906 il cardinal Ferrari, vescovo di Milano, ottenne una parziale restituzione delle reliquie che oggi sono conservate in una preziosa urna posta sopra l’altare dei Magi, proprio accanto al sarcofago.
A Brugherio ci sono le dita dei Re Magi
Mancavano tre pezzetti. Tutto preso dal suo saccheggio, il Barbarossa non controllò certo che i corpi dei Magi fossero integri. E così gli sfuggì che mancavano tre piccoli pezzetti. Sant’Eustorgio e la cattedrale di Colonia non sono infatti le uniche chiese a possedere delle reliquie dei Re Magi. Poco dopo l’arrivo dei corpi a Milano, il vescovo Ambrogio regalò tre falangi delle dita alla sorella Marcellina. Quest’ultima fondò un monastero fuori Milano, nell’odierna Brugherio, presso quella che oggi è conosciuto come cascina Sant’Ambrogio.
Riscoperte dai Borromeo. Le reliquie dei Magi rimasero dimenticate nel monastero fino al 1613. In quell’anno il cardinale Federico Borromeo dispose che i resti venissero solennemente trasportati dal monastero di Sant’Ambrogio nella chiesa di San Bartolomeo. Ancora oggi, una delle più antiche vie della città, via Tre Re, sta a testimoniare lo storico trasferimento.
Secondo un’altra versione invece la chiesa, che sorgeva pressappoco sull’area dell’attuale, venne consacrata il 15 giugno 1578 da San Carlo Borromeo che la dedicò alle ossa dei Santi Re Magi e a San Bartolomeo apostolo. Lo storico Campini afferma che sul frontone della vecchia chiesa c’era scritto: Templum hoc-Santorum trium magorum-Ossibus singulare-Divo Bartolomaeo Apostolo-Sanctus Carolus dicavit.
Gli Umitt. Nonostante le due versioni della storia, oggi i tre pezzetti di dita dei Magi sono conservati in un prezioso reliquiario d’argento del ’700 chiamato I Umitt, gli ometti in dialetto. Rappresentano tre uomini: un giovane, uno di mezza età e un anziano e viene esposto solo il 6 gennaio per la festa dell’Epifania.
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