Sarà perché il Seveso mi tocca da vicino (e non in senso figurato). Sarà che a me l’acqua piace anche quando sprigiona tutta la sua forza distruttiva e si ribella a chi cerca di ingabbiarla. Sarà che mi sono stufata di sentire l’ennesimo scarica barile delle autorità sulle cose non fatte da chi si è seduto prima su quelle stesse poltrone dove oggi verrà votata l’ennesima condanna alla cementificazione del territorio lombardo.
Perché dopo due giorni di emergenza maltempo e promesse di soldi per sistemare le cose, il Consiglio regionale della Lombardia guidato da Roberto Maroni sta per fare l’ultimo regalo ai costruttori. Come? Votando una legge che invece di “ridurre il consumo di suolo”, come riporta il titolo, spazzerà via gli ultimi terreni agricoli che circondano Milano.
Come rovinare il Parco Agricolo Sud
Sempre meno suolo agricolo. Cosa c’entra questo coi Navigli direte voi? C’entra perché il territorio che attraversa il Naviglio Grande, quello Pavese e di Bereguardo nella zona Sud-Ovest di Milano costituisce il Parco Agricolo Sud.
Un ente che cerca di tutelare dalla speculazione quei pochi ettari di suolo rimasti. Un territorio reso vivo proprio dal sistema dei navigli e delle sue rogge che incanalano l’acqua e la distribuiscono sui campi.
Ma torniamo a quanto si decide ai piani alti del Pirellone. A differenza di quanto scritto nel titolo della Legge per la riduzione del consumo del suolo e riqualificazione del suolo degradato, il contenuto va nella direzione opposta.
Consumo abnorme di suolo. Prima di tutto perché invece di porre un freno a costruzioni e opere inutili non prevede modifiche ai piani urbanistici vigenti. Quegli stessi piani che trasformeranno 55.000 ettari di terreni agricoli in case, strade e capannoni industriali destinati a rimanere vuoti. Si tratta di una quantità abnorme di territorio, addirittura superiore ai 47.000 ettari consumati in Lombardia tra il 1999 e il 2012.
Più o meno quanto 75.871 virgola qualcosa campi da calcio. Difficile da immaginare.
Tutti questi ettari di terreni liberi, ancora naturali o utilizzati per attività agricole, che vengono destinati dal Piano di governo del territorio (Pgt) ad una futura trasformazione urbana, vengono considerati come suoli “già urbanizzati”. Perché invece non ripensarci?
Superstrade al posto dei campi
Strade inutili considerate di interesse pubblico. In secondo luogo la norma non conteggia nel consumo di suolo le cosiddette opere di interesse pubblico. Per scuole e ospedali si può fare un piccolo strappo alla regola direte voi. Niente di tutto questo.
Tra le opere di interesse pubblico figurano le superstrade come la Vigevano-Malpensa riesumata a gennaio 2014, sempre da Maroni. Una lingua di asfalto pronta ad attraversare i Comuni di Abbiategrasso, Albairate, Cassinetta di Lugagnano, Robecco sul Naviglio, Cisliano, Cusago, Ozzero.
Tutti nomi noti a chi ama queste terre proprio perché qui si vive ancora a contatto con la natura.
Come se non bastasse la piena del Ticino ne è una prova. Se non ha provocato danni ai paesi che sorgono vicino a dove scorre è perché si è lasciato spazio (tanto spazio) perché l’acqua allaghi comodamente i terreni circostanti e si ritiri quando passa la piena.
C’è pure la beffa. Perché la legge sembra favorire più i costruttori che le opere di riqualificazione ambientale. Il riferimento è alla norma transitoria (art. 5) che dispone un periodo di moratoria durante il quale sono fatte salve tutte le previsioni dei piani urbanistici vigenti (i famosi 55.000 ettari di nuove urbanizzazioni su suoli agricoli), stabilendo un limite di tre anni per il convenzionamento degli interventi attuativi. Interventi a cui per di più vengono concesse agevolazioni come la rateazione degli oneri e accelerazioni procedurali. E prevedendo inoltre la facoltà di interventi sostitutivi (!!!) in caso di mancato rispetto dei ristretti tempi di istruttoria comunale.
Facciamo sentire la nostra voce
Sembra proprio che lo scopo della legge non sia quello di contenere l’urbanizzazione selvaggia, ma di fornire un aiuto a chi ha deve concretizzare dei diritti edificatori. Peccato che il mercato immobiliare vada nella direzione opposta visto il 15% degli alloggi in Lombardia sono vuoti (dati Istat).
Expo sul cibo, ma dove sarà coltivato? Con un quadro così disarmante tutelare il poco suolo libero dal cemento che ci è rimasto dovrebbe essere la priorità di chi governa. E invece si pensa solo a Expo 2015, l’esposizione universale paradossalmente incentrato sul tema del cibo. Quello coltivato sui grattacieli evidentemente.
Facciamo sentire la nostra voce. Se non potete andare a protestare sotto il Pirellone il 18 novembre scrivete alla Regione. segreteria_presidente@regione.lombardia.it o un twitt a Roberto Maroni ( @RobertoMaroni_ ) scrivendo: No a questa legge sul consumo di suolo.
Il testo dell’appello lo potete leggere sul sito dell’Associazione Parco Agricolo Sud.
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